Prima Parte. NASCITA E FORMAZIONE DELLA COMPAGNIA
GENIO PIONIERI “TRIDENTINA“
dopo la guerra
Anno 1951
La Compagnia Genio Pionieri alpina, si forma - per la prima volta dopo la guerra -nel 1951, e – nel 1952 - viene assegnata alla Brigata Alpina “Tridentina”, che ha sede a Bressanone.
Il reclutamento di uomini ed ufficiali, avviene inizialmente a Bolzano nel 1951, nella Caserma “Vittorio Veneto “ , sede del “2° Reggimento Genio”, ove viene assegnata, a questa nuova Compagnia in formazione, un piano di uno dei fabbricati prospicienti il piazzale principale dell'immobile. (Piazza d'armi) - In esso vengono ricavate le camerate , un paio di locali per gli uffici di segreteria, un ufficio per il comandante, e due stanzette per alloggiare gli ufficiali subalterni.
Il comando, durante il periodo di formazione, viene assegnato al Tenente
Aldo DA GIAU, ufficiale di carriera, in attesa della nomina di un ufficiale di grado adeguato per il comando di una Compagnia,( che già vanta un numero considerevole di uomini).
Il nuovo Reparto, si distingue dai militari del “2° Reggimento Genio “, perché indossa il cappello alpino , ..in grande antagonismo con il resto della truppa presente in Caserma,(circa 3.000 uomini)....la cosidetta “ buffa”, che indossa la “ bustina” come copricapo.
Gli uomini sono di leva, del “1929” . Il primo drappello che diede vita alla Compagnia, fu un plotone di reclute proveniente dal CAR di Merano.
Il Reparto si formò infine con uomini provenienti da località diverse del nord Italia : Trentino, Lombardia, Toscana, Veneto, Piemonte, Friuli, molti altoatesini di lingua tedesca, ed alcuni anche dalla Sardegna.
I primi Ufficiali subalterni della Compagnia sono :
Il s.ten. Oddone ZANIER , di Cervignano del Friuli, il più anziano ,che fungeva da vicecomandante.
Il s.ten. Mario DE PAOLI di Trento
Il s. ten. Corrado CAMPOSTRINI di Avio
Il s.ten. Bruno
Il Ten. GANDINI, ufficiale del Genio, reduce dalla campagna di Russia, che rimane presente in Compagnia per un breve periodo in quanto destinato ad incarichi superiori presso altri reparti del Genio.
Anno 1952.
Ad essi seguirono uomini ed ufficiali del I°/ 1930, ossia gli ufficiali :
il s.ten. Mario BOGLIETTI di Biella,
il s. ten. Umberto MINOTTI di Milano.
Il s.ten. Medico Antonio NAPOLI di Agrigento
Il sottoscritto : s.ten. Galeazzo REMOTTI, proveniente da Sondrio.
Nel frattempo, aveva assunto provvisoriamente il comando della Compagnia, il capitano Ernesto QUAGLIOLO, mentre il tenente Aldo DA GIAU rimaneva in forza al reparto, come vicecomandante.
Questi furono gli organici degli ufficiali quando la Compagnia era ancora a Bolzano.
ATTIVITA' DELLA COMPAGNIA A BOLZANO
Nell'ambito della caserma, oltre al tempo dedicato all'educazione fisica, occorreva istruire gli uomini sulla conoscenza delle armi in dotazione, tra le quali il mitragliatore “ Bren”, (foto 1° Serie). Seguivano lezioni pratiche sul tipo di mine, sia anticarro che antiuomo che erano allora in dotazione, ed inoltre nozioni sulla realizzazione dei campi minati, e sull'apertura di varchi attraverso di essi ed attraverso i reticolati a mezzo dei tubi “Bengalores”.(tubi metallici contenenti esplosivo). Tutte nozioni tramutate in pratica in seguito, nel corso di manovre a fuoco con la Brigata Alpina Tridentina.
Comunque, le massime attività della Compagnia venivano svolte inizialmente fuori città, nella zona dello Scalo Pontieri, sul fiume Adige, con esercitazioni di vario tipo, sia con la costruzione di teleferiche (della lunghezza di 450 mt.) attraverso il fiume, sia con gommoni ed altre imbarcazioni per l'attraversamento di grandi corsi d'acqua .
In questa occasione venne eseguita anche una manovra dimostrativa di formazione di una “testa di ponte” sulla sponda destra del fiume , sotto Castel Firmiano, eseguita da due plotoni della Compagnia sui grandi gommoni in dotazione allo Scalo Pontieri. Ad assistere a questa esercitazione furono presenti molte autorità militari e civili.
ATTIVITA' NELLA ZONA DI OPERAZIONE DELLA BRIGATA
“ TRIDENTINA”
Nel frattempo, verso fine giugno 1952, il Ten. Da Giau, che per avvenuta promozione a capitano, aveva preso il comando della Compagnia, decise di svolgere il campo estivo vicino alla sede del comando Brigata , ossia nella zona di Plancios , sulle alture di Bressanone, a quota 1.850 mt., col duplice scopo di dimostrare che la sua Compagnia era in grado di competere con le truppe alpine lavorando in alta montagna, ma soprattutto progettava di procurarsi il “combustibile “per affrontare,il prossimo inverno nella futura sede : la Caserma “Verdone di Varna “ che la Compagnia avrebbe dovuto occupare a fine anno.
Infatti , con il consenso del Comando Brigata, con la sua conoscenza di quei luoghi montani, ed anche della lingua tedesca, ottiene dal Comune locale, il permesso di costruire un tratto di strada di circa 3 Km. di collegamento tra l'Albergo “Lavazza” a quota 1800 mt. ed il rifugio “Sci” (Brixner Skihutte) a mt. 1950, attraverso una zona boscosa in direzione del Passo delle Erbe, che in quel tempo, era percorsa da un semplice sentiero.
La proposta è allettante per il Comune, anche perchè non viene chiesto alcun compenso per spesare i lavori, ma la Compagnia si acconterebbe di un panino giornaliero per gli uomini, e... di tutto il legname che sarebbe stato ricavato dai lavori di apertura della strada , oltre ad un paio di motoseghe in prestito.
A distanza di anni questa strada – poi ultimata dal Comune nelle opere di rifinitura ed asfaltatura - diventerà di grande importanza anche per servire una delle grandi seggiovie della Plose.
Fu così che tre plotoni della Compagnia si trasferirono in marcia da Bressanone a Plancios, dove si accamparono in tenda nel bosco , allestendo anche la cucina da campo e quanto altro serviva per il lavoro che dovevano compiere. Il s.ten Minotti ed io provvedemmo al picchettamento del tracciato, dopo di che iniziarono subito i lavori, ove vennero impiegati anche esplosivi per la demolizione di grossi massi e di trovanti in roccia.
Nel corso dei lavori ricevemmo anche una visita del Comandante della Brigata, il Generale FORNARA, che si intrattenne cordialmente con uomini ed ufficiali, forse anche intenzionato a conoscere meglio questo nuovo Reparto della sua Brigata.
LE MANOVRE A FUOCO CON LA BRIGATA
Estate 1952 Il Comandante della Brigata Alpina Tridentina era allora il generale Domingo FORNARA, ufficiale di grande esperienza e di notevoli capacità militari, che , a poco più di un anno dalla riorganizzazione della Brigata, desiderava dai suoi Reparti la massima operatività addestrativa, volendola sperimentare poi di persona con manovre che includevano tutti i suoi Reparti , comprese le Compagnie del Genio Pionieri e del Genio Trasmissioni.
La prima grande manovra estiva : denominata “Penna Bianca” venne svolta nella zona di “Prato Piazza” verso la fine dell'estate , e consisteva nell'assalto ad un “Centro di fuoco nemico” predisposto su un' altura alle pendici della Croda Rossa.
Il compito della nostra Compagnia era quello di provvedere alla realizzazione di una strada, percorribile alle campagnole che trasportavano autorità e giornalisti nei luoghi designati per
gli osservatori , e di preparare una squadra di “guastatori” per l'apertura di varchi a mezzo di “Bengalores”, nei reticolati a protezione del centro di fuoco.
Due plotoni della Compagnia vennero quindi distolti dai lavori della strada di Plancios e trasferiti dieci giorni prima della manovra , a Prato Piazza , ove si accamparano sul luogo dei lavori.
Oltre ai lavori stradali ero stato designato per comandare una squadra guastatori per l'apertura dei varchi e dedicai quindi alcuni giorni per istruire ed addestrare i ragazzi della mia squadra sull'uso dei “bengalores”. La mia paura non era comunque quella delle esplosioni ravvicinate , cosa che avevamo praticato quasi giornalmente durante il Corso di specializzazione alla Cecchignola, ma era l'Artiglieria del Gruppo che era posto in batteria circa 300mt. distante, e che doveva darci copertura sparando sul centro di fuoco, mentre ci avvicinavamo col nostro esplosivo, ...e quelli non erano colpi a salve, ma proietti veri, sparati oltre tutto, dai vecchi cannoni : “ 75/13” che erano ancora in dotazione all'Artiglieria Alpina.
Mi ricordo che la sera precedente la manovra, mi recai al campo predisposto dall'Artiglieria per conoscere il collega,( pure lui ufficiale di complemento) , che avrebbe comandato la batteria che faceva fuoco nelle mia zona. Era un ragazzo simpatico che mi sembrava deciso e sicuro di se. Sentendomi esprimere le mie preoccupazioni, mi guardò con un sorriso e mi disse :...tu non ti preoccupare, ma ...tieni la testa bassa ..e dillo anche ai tuoi uomini ! Tornai in tenda abbastanza fiducioso , ma quella notte dormii molto poco.!
Il giorno della manovra nella zona di Prato Piazza avvenne un finimondo di cannonate, esplosioni, fucileria varia, il tutto preceduto dal rumore assordante di una squadriglia di Jet della nostra aviazione militare, che arrivati puntualmente da Aviano, fecero alcuni passaggi
anche a bassa quota tra le montagne.
Appena l'artiglieria incominciò a sparare, colpendo con precisione le postazioni davanti a noi, assieme ai due colleghi, il s.Ten. De Paoli e Minotti, con le loro squadre, ci avvicinammo strisciando ai reticolati in punti diversi per predisporre i nostri “tubi esplosivi”.
Non ci limitammo a ...tenere la testa bassa, perchè si udivano nettamente passare i proietti, ma stavamo il più possibile con pancia a terra. Le nostre esplosioni avvennero distanziate di poco e gli squarci furono notevoli, perchè gli alpini assaltatori passarono subito dopo senza trovare eccessivo ostacolo. Mentalmente ringraziai anche il collega dell'artiglieria , che non ebbi però più occasione di incontrare.
Più tardi venimmo a sapere che la manovra era stata di grande effetto e riuscita perfettamente, e non mancarono gli elogi per il lavoro e l'azione dei guastatori svolto anche dalla nostra Compagnia nella sua prima manovra a fuoco del dopoguerra.
La massima autorità che assistette a questa manovra fu il Gen. MARRAS, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che passò poi in rivista le truppe schierate.
NEVICATA DEL 6 SETTEMBRE
Dopo la manovra tutti i reparti se ne andarono, ma noi dovemmo rimanere ancora alcuni giorni sul posto per controllare se vi erano in zona residuati bellici da fare esplodere e materiale da recuperare, come reticolati , cavalli di frisia, ed altro.
Durante la notte del sei settembre., mentre dormivamo , avvenne una nevicata inaspettata di circa 30 cm. che sfondò quasi tutte le tende e ci bloccò in zona più del previsto. La Croda Rossa era diventata tutta ...bianca , e le montagne circostanti pure, mentre il freddo incominciava a farsi sentire seriamente.
Solo dopo due giorni riuscirono a raggiungerci un paio di campagnole col nostro capitano che ci portava viveri e coperte, e mi rimane impresso il ricordo che aveva anche una damigiana di
grappa per sollevare il morale dei suoi uomini.
Non vedevamo l'ora di rientrare a Bolzano, dove ci aspettava tra non molto il trasferimento a Varna in una caserma tutta per noi - la prima Caserma per la Compagnia Genio Pionieri dopo la fine della guerra.
TRASFERIMENTO A VARNA IN SENO ALLA BRIGATA TRIDENTINA
Novembre 1952
Alla nostra Compagnia venne assegnata la caserma “ VERDONE “, situata a Varna, località di poche case nelle vicinanze di Bressanone. La caserma era stata sede in passato di un Reparto di Artiglieria, il 33° del Gruppo Bergamo, ed al momento era completamente vuota.
Consisteva di una palazzina Comando, comprendente anche Mensa e alloggi Ufficiali, di due lunghi fabbricati ad un unico piano ,adibiti a camerate truppa, e di un fabbricato analogo, forse adibito a cucina truppa ed a magazzino viveri, ed inoltre , nella parte bassa della caserma ,vi erano dei garage ed un lungo e basso fabbricato adibito a scuderie.
Già dai primi di ottobre feci parte di una squadra , diretta dal mio anziano, il s.Ten. De Paoli, inviata in avanscoperta assieme ad alcuni sottufficiali ed ad una decina di uomini per provvedere a quei lavori necessari per rendere l'immobile in grado di ospitare la Compagnia, la cui forza numerica era allora di circa 300 uomini.
Anche se in quegli anni, dopo le ostilità trascorse da poco tempo, eravamo tutti di...” bocca buona “, ci rendemmo subito conto dello stato pietoso in cui si trovavano quasi tutti i fabbricati dell'immobile, e dell'inverno di Bressanone che era oramai alle porte.
Ad esclusione della palazzina Comando, tutti gli altri fabbricati, camerate comprese, erano privi di riscaldamento. Molti serramenti, oltre ad avere le finestre in molti casi prive di vetri, dovevano essere revisionati, e tanto dicasi dei servizi igienici che esigevano la sostituzione immediata di rubinetterie, lavabi, latrine, ecc...
Anche la cucina doveva essere ripristinata, e dotata di nuove apparecchiature per renderla al più presto funzionante.
Moltissimi altri lavori, quali la revisione di tutti i tetti, le tinteggiature interne, il controllo delle reti idriche e fognarie, e degli impianti elettrici, le asfaltature dei cortili, e quant'altro, non vennero considerati urgenti, ma rimandati ad un futuro.!
La squadra iniziò subito con i lavori più urgenti, ma la scarsità di materiali e di mezzi ,non ci consentiva di procedere celermente.
Il Capitano Da Giau inviò a Varna altri uomini e materiali che era riuscito ad ottenere abbastanza facilmente. (Nota di cronaca...da non includere : Il padre del Capitano era un vecchio e valido Assistente della 4° Direzione Genio Militare .., molto accreditato).
Dalla Brigata non potevamo attenderci nessun aiuto, perché, costituitasi da poco più di un anno, doveva pensare a sistemare tutti gli immobile ove alloggiavano i suoi molteplici Reparti, - tanto dicasi della Direzione Lavori Genio di Bolzano, che doveva intervenire ovunque, su tutto il territorio di pertinenza della Brigata.
Gli uomini erano però abituati a lavorare duramente, perché la guerra gli aveva abituati ad ..” arrangiarsi “ in ogni campo sin da ragazzi e così riuscirono a far miracoli!
Alcuni furono persino in grado di costruire – con mattoni refrattari – un gran numero di stufe a legna all'interno delle camerate, con.. “ regolari” tubi di scarico attraverso il tetto, o all'esterno delle finestre.
Quasi tutti i lavori essenziali riuscimmo a portarli a termine nell'arco di un mese , ed il 1° novembre 1952, l'intera Compagnia arrivò da Bolzano
per prendere possesso della sua Caserma : la “ Verdone “ di Varna!
La cucina era in grado di funzionare e di preparare un ottimo rancio di brodo ricco di patate
e di pezzi di carne, …..ovviamente da consumare nelle vecchie gavette – (non esisteva ancora un refettorio).
Era novembre, e la temperatura era ancora accettabile, ma dovevamo al più presto procurarci la legna, perchè quella che forniva il Commissariato non era sufficiente per affrontare un lungo inverno. Ma la soluzione era stata trovata a priori.
I tronchi di legname che erano stati accatastati a Plancios, nel corso dei lavori stradali, caricati sui nostri grossi automezzi :”3Ro” ...scesero a valle ! ( con 5 mesi di stagionatura).
L'INVERNO 1952 – 1953 VITA diCASERMA
Il congedamento del III°/29 ed i nuovi arrivi
A vari scaglioni, i ragazzi del III°/ 29, tra canti e ….sbronze ci avevano lasciati andando
in congedo ed urlandoci .. che “ l'era finida”....ma – nella storia della naia possono esserci vari imprevisti, .. …............ e mai più immaginavano come sarebbero andate le cose !
A noi , che rimanevamo , non restava altro che organizzarci alla meglio per affrontare l'inverno nel miglior modo possibile. Sia gli ufficiali che i sottufficiali ricevettero compiti ben precisi per adempiere non solo ad incarichi addestrativi, ma anche a lavori vari di sistemazioni della caserma per renderla più abitativa e più confortevole.
Dopo un intero estate ed autunno passati in montagna , ero ora in caserma a contatto con tutto il resto della Compagnia, ed avevo quindi modo di conoscere meglio anche altri sottufficiali effettivi al Reparto.
Ritengo quindi giusto citare nome e mansioni di quanti di loro riesco ancora a ricordare :
Il Serg.Magg. Alessandro BUCCI – furiere, ottimo contabile e buon consigliere del Comandante nella gestione della Compagnia.
Il Sergente Gavino COSSU – addetto all'officina e alla gestione di tutti gli automezzi.
Il Sergente Battista BOLDONI – si occupa della cucina e del magazzino viveri.
Il Sergente Alberto CAVALLERI – Si occupa della scuderia e dei 22 muli in dotazione.
I Sergenti : MUSTO LUPO Mario, - VIDONI Giuseppe, - DELL'AREA Modesto, -
MIGGIANO Ugo, addetti alla truppa e validi aiutanti dei comandanti di Plotone.
Nel frattempo erano giunti a Varna altri ufficiale di complemento, tra i quali ricordo i
st. Tenenti : AVI Bruno di Ala, - DE GUIDI Guido di Sestri L., - RIZZO Armando, - tutti istruiti ed “inquadrati” dai st. Tenenti anziani ZANIER e DE PAOLI. Furono eseguiti lavori per ricavare un refettorio in uno dei due fabbricati ad un piano situati nel cortile principale e dotato pure esso di stufe a legna che venivano accese qualche ora prima dei pasti.
Anche il riscaldamento delle camerate era alquanto precario e non sempre soddisfacente, in quanto gran parte della legna, che proveniva da piante resinose, non aveva potere calorifero sufficiente, ed inoltre alla notte tenevamo le stufe spente per evitare esalazioni nocive alla respirazione. Noi ufficiali dovevamo a turno ispezionare sino a tarda ora, che non venissero accese abusivamente.
Ricordo che in queste occasioni, passando in silenzio tra le brande a castello, mentre la truppa dormiva, rimanevo esterefatto nel vedere che spesso un paio di uomini giacevano per terra sul freddo pavimento. Si trattava di pastori sardi che solo con gran fatica e minacce riuscimmo , dopo vari tentativi , a farli dormire in branda.
Vi erano mattine in cui il freddo ,- nonostante il calore unano - scendeva sotto lo zero anche entro le camerate, e molte volte dovevamo intervenire – dopo la sveglia - perchè alcuni uomini, gettando dell'acqua per terra , improvvisavano delle piste ghiacciate tra le brande, sdrucciolando poi con gran chiasso tra di esse, attardandosi all'adunata.
Erano tempi quelli in cui avevamo un'alta percentuale di analfabeti, e veniva spesso in caserma una maestrina che doveva insegnare loro a leggere e scrivere ed il capitano non consentiva a nessuno di essi di assentarsi dalle lezioni.
In questa vita di caserma, ove si alternavano i lavori con l'addestramento, molti giovani completamente ignari di quello che si svolgeva fuori del paesello ove erano nati, apprendevano cose che erano una novità nella loro vita, compreso anche un nuovo modo di parlare , un nuovo modo di esprimersi , e potevano creare anche nuove amicizie durature.
Ma nonostante tutte le difficoltà ed incombenze che doveva affrontare la Compagnia, non mancavano alcune occasioni per festeggiare qualche ricorrenza , ed era compito quindi di alcuni sottufficiali organizzati e diretti dal Serg.Magg. Bucci, preparare in modo esemplare qualche cenetta per l'occasione.
Fu in questo periodo che un paio di ufficiali si impegnarono di studiare un distintivo che rappresentasse degnamente la nostra Compagnia ed alla fine fu scelta la soluzione del st. ten De Paoli . Venne quindi creato quello con l'immagine del geniere alpino che lavora con un martello compressore in galleria con lo sfondo delle Cime di Lavaredo . Questo è il distintivo che è sempre rimasto negli anni , e che è portato ancor oggi con orgoglio dalla nostra Compagnia.
MARCE INVERNALI IN VAL BADIA
Inverno 1952 -1953
Non era comunque intenzione del Capitano Da Giau, tenere tutto l'inverno la Compagnia in caserma, ed organizzò quindi in breve tempo delle marce invernali al fine di abituare i suoi genieri ad avere un contatto diretto col terreno innevato.
Il suo scopo era soprattutto quello di allenare gli uomini – i quali non erano tutti provenienti da zone di montagna – a competere con le truppe alpine, in quanto la Brigata esigeva che nei campi sia estivi che invernali dei suoi Battaglioni, vi fosse sempre aggregato un nostro Plotone , col compito di “supporto tecnico.”
Fu così che iniziarono marce ove la Compagnia, salmerie comprese, partiva dalla Caserma e saliva sino a Plancios per proseguire verso il Passo delle Erbe e scendere poi verso Antermoia , Pedraces e in Val Badia.
Venivano presi a priori contatti coi Comuni per ottenere possibilità di accantonamento per gli uomini in vecchie baite o fienili e non vi furono quasi mai difficoltà ad ottenere queste concessioni – anche se si trattava di un paio di centinaia di uomini.
Infatti in quegli anni non esisteva quasi il turismo, ne impianti di sciovie, ed i Comuni erano in gran parte poveri. La truppa portava una fonte notevole di guadagno riempendo alla sera tutti i bar o ristorantini dei paesi ove si faceva tappa notturna.
In quanto agli uomini, essi sopportavano volentieri queste lunghe marce sia invernali ed in seguito estive, perchè erano piacevoli diversivi, conoscevano altri posti, e d'inverno dormivano sicuramente meglio e più al caldo nei fienili anziché in camerata.
EQUIPAGGIAMENTO
L' equipaggiamento della truppa era in quegli anni pressoché “primitivo”, rispetto a quello di cui – alcuni anni dopo – poteva disporre la Compagnia Genio Pionieri.
Gli uomini non possedevano una divisa invernale con giacca a vento protettiva da freddo ed acqua , avevano nelle marce scarponi chiodati e le ghette, non esistevano ancora le “Wibram”, e lo zaino era di vecchio tipo senza bustino anatomico.
Erano però dotati “ dell'alpenstock” ossia di un bastone lungo circa mt.1,20 con puntale in ferro che aveva il duplice scopo di aiutarli in salita, ma soprattutto indispensabile per montare la tenda durante i campi o le marce estive.
Le tende in dotazione erano allora fatte con i teli mimetici ed ospitavano due uomini, erano quindi occorrenti due “alpenstock” per tenerle in piedi.
Non esistevano i “sacchi a pelo”, ma una semplice coperta di lana ed ulteriore telo tenda sotto il quale veniva messa della paglia o arbusti di pino per attutire la durezza del terreno.
E la paglia ?- direte voi . - Era portata al seguito, due “balle di paglia“ per ogni mulo, oltre a picchi e badili in caso di necessità lavorative.
In effetti i 22 muli in dotazione alla Compagnia, dovevano servire per il trasporto dei pezzi componenti la “Passerella di montagna”, ma dato che questa non venne quasi mai usata, essi furono impiegati per scopi...più nobili!
Le armi in dotazione erano allora : la carabina “Winchester”,- individuale, ed un mitragliatore “Bren” assegnato ad ogni plotone.
E trascorsero così vari mesi del 1953, dove si alternavano marce di Compagnia che toccavano molte località della Provincia, e marce dei singoli plotoni , separati tra loro, perchè venivano aggregati ai Battaglioni Alpini della Brigata.
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